Le orchidee sono inconfondibili ed anche dei fiori particolarmente amati, forse anche perchè difficili da coltivare per molti almeno per i meno esperti: fanno parte di una specifica famiglia di piante dall’origine tropicale che è stata solo parzialmente domesticata, infatti solo una percentuale non così elevata di sotto categorie di orchidee possono essere mantenute in città.
Innaffiare le orchidee è uno step tanto importante quanto non così semplice per tutti in quanto la quantità di umidità ambientale e fisica sotto forma di acqua può fare davvero la differenza in termini di salute della pianta. “Dare acqua” a questi fiori identifica qualcosa che può essere effettuato in vari modi, a tra quelli più popolari spicca il metodo giapponese. Di cosa si tratta?
Irrigazione dell’orchidea
Le orchidee provengono tutti da contesti ambientali mediamente caldi ed umidi e nel proprio ceppo di varietà esistono varianti molto particolari, molte di queste non sono compatibili con il clima “casalingo” ed anche quelle domesticate hanno bisogno mediamente di un habitat particolare. Visto che molte orchidee sono in grado di trarre nutrimento da ambiti diversi, anche innaffiare risulta essere importante.
Come ogni pianta infatti l’orchidea ha bisogno di irrigazione ma questa deve essere concepita in modo tale da non essere invasiva, visto che l’orchidea ha un fabbisogno tale che non può resistere a lungo a contatto con l’umidità. Questo infatti causa il marciume radicale delle radici, e la tradizionale immissione di acqua deve essere particolare.
Come annaffiare
Il terriccio delle orchidee infatti non è il tradizionale terreno ma nella maggior parte dei casi è un mix particolare di elementi nutrienti che hanno anche un potere fortemente drenante: molte orchidee sono vendute con dei vasi trasparenti così da tenere sotto controllo le radici che non devono essere particolarmete scure. Ogni 20-25 giorni in estate oppure ogni 40 giorni in inverno conviene irrigare “alla giapponese”.
- Utilizzare una bacinella di acqua a temperatura ambiente grande abbastanza da contenere in vaso con l’orchidea
- Inserire il vaso nell’acqua fino a metà della capienza del vaso
- Lasciare il tutto per circa 15 minuti
- Dopodichè lasciar “scolare” tenendo in vaso in una posizione elevata fino alla cessazione del gocciolio
Questo garantisce all’orchidea un compendio di acqua naturale evitando di far marcire e quindi morire la pianta nelle sue radici: questa metodologia va impiegata però solo quando il substrato è totalmente secco, mentre per le innaffiature più moderate dobbiamo semplicemente aggiungere una quantità molto ridotta di acqua, troppa causa più danni che benefici.
I vasi trasparenti possono dare un indizio specifico sulla necessità di acqua: se le radici sono infatti verdi ed appaiono sode, significa che l’apporto di nuova acqua non è necessaria, invece se presentano un aspetto tendente al grigio e la consistenza appare secca, l’irrigazione può essere necessaria. Ricordando che l’orchidea non dovrebbe restare a lungo in un ambiente secco.